Il lutto è una esperienza naturale, una risposta alla perdita di una persona importante, affettivamente significativa. Ogni persona affronta questo percorso in un suo modo unico e personale.
Il processo di elaborazione attraversa delle fasi “a singhiozzo”, momenti di consapevolezza e presenza nel proprio presente alternati a momenti in cui, invece, prevale il meccanismo difensivo di evitamento come la rimozione o la negazione.
Le stesse oscillazioni sono riscontrate sul piano emotivo con intensità diverse. Nel processo di elaborazione naturale del lutto ad un certo punto, la persona inizia ad avvertire anche sentimenti positivi, sollievo, pace che indicano un graduale avvicinarsi ad una risoluzione positiva del lutto. Solitamente un esperienza di perdita evolve positivamente verso la sua risoluzione entro un anno dall’evento e non necessariamente richiede un particolare intervento psicologico.
In queste circostanze potrebbe essere d’aiuto un percorso di counseling per facilitare il processo di elaborazione sostenendo la persona e in alcune situazioni, anche i familiari, ad attraversare le fasi del processo in un tempo ragionevole. Anche nel caso di un lutto che trova una sua elaborazione naturale, possono essere portate alla luce questioni rimaste in sospeso con la persona deceduta che ostacolano e rallentano la risoluzione del processo.
Il percorso di counseling in questo caso si orienta nel supporto alla persona e alla famiglia individuando 4 aree di intervento:
- accettare la realtà della perdita
- gestire le emozioni legate all’esperienza di perdita
- affrontare gli ostacoli che impediscono l’integrazione/accettazione dell’evento (le questioni in sospeso)
- trovare il modo per vivere la propria vita integrando l’esperienza della perdita
Quando l’esperienza legata alla perdita può portare alla richiesta di un aiuto psicologico?
L’esperienza del lutto come evento esistenziale a cui fornire attenzione clinica si osserva quando il processo non riesce a raggiungere la sua fase risolutiva permettendo alla persona di integrare la perdita nella propria esperienza, continuare il proprio progetto di vita, investire nuovamente negli affetti e nella capacità di provare gioia e piacere. In questi casi si parla di lutto complicato o persistente.
Parliamo di lutto traumatico, invece, quando lo stato di sofferenza che accompagna la perdita riguarda le circostanze della perdita stessa che rappresentano per la persona un ulteriore fonte di sofferenza e che Rando (2010) identifica come circostanze traumatiche:
- il decesso naturale ma improvviso di una persona cara come, ad esempio, nel caso di un infarto
- un lutto determinato da incidente o una catastrofe naturale
- un atto deliberato come il suicidio o l’omicidio.
Quali sono i segnali a cui prestare attenzione?
- Il tempo: la sofferenza reattiva alla perdita persiste negli adulti per almeno 12 mesi
- Le ripercussioni nella vita di tutti i giorni quando si osservano evidenti compromissioni nel proprio funzionamento lavorativo e sociale come anche un aumento di comportamenti dannosi per la salute.
- Gli aspetti della sofferenza. I campanelli di allarme che si manifestano ad esempio con senso di colpevolizzazione e valutazioni negative rispetto a sé; evitamento di ricordi della perdita, di luoghi, di persone, situazioni; sensazione che la vita non abbia più senso dopo la perdita; perdita di interesse per il futuro (progetti, piani); perdita di interesse per quanto appassionava prima della perdita.
Proposta di intervento psicologico
L’EMDR (Eye Movement Desensibilization and Reprocessing) è un trattamento efficace nei casi di lutto complesso e traumatico. Offrendo un valido strumento d’intervento per l’elaborazione dei blocchi che impediscono il completamento del processo di risoluzione della perdita.
Il lutto nei bambini
Per i bambini l’esperienza del lutto può essere traumatica se il defunto è una figura di riferimento primaria, come ad esempio un genitore.
La perdita di un genitore rappresenta una esperienza destabilizzante perché viene meno una figura di protezione e di cura in un momento di sviluppo evolutivo in cui il bambino dipende emotivamente da adulti significativi.
Come accorgersi del malessere dei bambini?
Quando si tratta di bambini piccoli, facciamo attenzione al tipo di gioco che mettono in atto, notiamo se ci sono comportamenti o atteggiamenti regressivi, ansiosi o se diventano più faticosi i momenti di separazione dagli adulti.
Per i bambini più grandi e per gli adolescenti osserviamo le reazioni e i comportamenti nel contesto sociale come ad esempio a scuola, con i compagni e rispetto all’impegno scolastico.
Ricordiamoci che le reazioni emotive sono diverse da bambino a bambino e che le risposte al dolore dipendono da diversi fattori presenti come la cultura di appartenenza, le credenze religiose, le caratteristiche di personalità, le esperienze familiari. Ogni bambino, come ogni adulto, avrà il suo modo per affrontare il dolore e possiamo essere di supporto seguendo alcune semplici indicazioni che riguardano il genitore superstite o il ricorso a un intervento psicologico specifico per il bambino/adolescente che sta affrontando il lutto di un genitore o di un adulto significativo.
Il lutto anticipatorio
Cosa si intende per lutto anticipatorio?
La sofferenza che sperimentiamo prevedendo una perdita. La sofferenza emotiva che scaturisce dal venire a conoscenza di dover morire o che qualcuno a cui siamo molto legati dovrà morire.
Il lutto anticipatorio è simile al lutto completo (1969, Elisabeth Kubler-Ross) anche se si possono evidenziare degli aspetti che rendono più delicato il processo di elaborazione e che è importante tenere in considerazione nel percorso terapeutico.
Tra questi aspetti troviamo ad esempio la difficoltà di far fronte al pensiero che la persona che amiamo morirà mentre è ancora in vita e questo provoca sentimenti ambivalenti e dissonanza cognitiva che rendono ancora più delicato e complesso il processo di elaborazione.
Un altro aspetto inserisce a come la malattia nel suo aggravarsi influenza la persona ma anche i suoi famigliari e gli affetti più intimi.