Bullismo
Da una indagine conoscitiva sul fenomeno del bullismo diffusa dall’ISTAT nel dicembre del 2015, risulta che più del 50% degli intervistati 11-17enni riferisce di essere stato vittima, nei 12 mesi precedenti l’intervista, di un qualche episodio offensivo, non rispettoso e/o violento. La percentuale di vittimizzazione nelle ragazze è ulteriormente superiore.
Credo sia utile far riferimento ad una spiegazione chiara che ci aiuti a comprendere il fenomeno bullismo prendendo in prestito la definizione di Farrington che lo descrive così:
“Il bullismo è un’oppressione, psicologica o fisica, ripetuta e continuata nel tempo, perpetuata da una persona – o da un gruppo di persone – più potente nei confronti di un’altra persona percepita come più debole. “
(Farrington 1993)
Uno studente oggetto di bullismo si trova a vivere una esperienza in cui si sente prevaricato e vittimizzato per un lungo periodo. A volte le azioni offensive messe in atto da un compagno o più compagni possono durare settimane, mesi in alcuni casi, anni.
Alla base della maggior parte dei comportamenti sopraffattori c’è un abuso di potere e un desiderio di intimidire e dominare. Le chiavi di lettura di questo fenomeno sembrano quindi essere:
- intenzionalità
- persistenza nel tempo
- asimmetria nella relazione
A rendere la situazione ancora più difficile, concorrono dei preconcetti diffusi che distorcono la percezione dei fatti psicologici e non permettono di mettere in atto azioni di cura tempestive.
Tra queste convinzioni troviamo l’idea che il bullismo sia una ragazzata che si manifesta quasi naturalmente durante il processo di crescita dei ragazzi e ancora, che la vittima dovrebbe imparare a difendersi da sola, modificando quegli aspetti del proprio carattere che attirano l’attenzione dei bulli.
Cyberbullismo
Il cyberbullismo o bullismo online, rispetto al fenomeno del bullismo così come lo abbiamo imparato a conoscere presenta caratteristiche qualitativamente diverse e anche conseguenze imprevedibili.
Alcuni autori considerano bullismo e cyberbullismo espressioni diverse dello stesso fenomeno.
A conferma di ciò i dati ISTAT del 2015 mostrano che il bullismo e il cyberbullismo tendono a colpire gli stessi ragazzi.
È possibile considerare il cyberbullismo come la dimensione online del bullismo e spostandosi sul piano digitale il fenomeno è interessato da cambiamenti qualitativi – incremento dell’intensità della violenza oppure degli esiti persecutori. Il cyberbullismo si caratterizza per:
- La pervasività
Il cyberbullo è sempre presente nei diversi ambienti social digitali utilizzati. - L’anonimato
- La volontarietà dell’aggressione
Non sempre gli effetti negativi sono provocati da un’azione mirata, in quanto non potendo osservare le reazioni della vittima, si commettono atti persecutori non comprendendo che ci si è spinti troppo oltre - L’ampiezza di portata
I messaggi e i materiali inviati sono trasmessi, ritrasmessi e amplificati oltre la cerchia dei conoscenti
Altro fenomeno tipico del cyberbullismo è l’attivazione di meccanismi di disimpegno morale, come la minimizzazione (gli atti che si sono compiuti etichettandoli come “solo uno scherzo”) e la diffusione della responsabilità (“Non è colpa mia. Lo facevano tutti” oppure “Io non ho fatto niente, ho solo postato un messaggio che mi era arrivato”).
Un po’ di dati ci aiuteranno a percepire la gravità del fenomeno come emerge da una indagine ISTAT del 2015.
Il cyberbullismo ha colpito il 22,2% di tutte le vittime di bullismo. Nel 5,9% dei casi si è trattato di azioni ripetute (più volte al mese). Dai dati è probabile pensare che le ragazze/adolescenti siano maggiormente esposte al rischio per la maggior propensione a utilizzare il telefono cellulare e a connettersi a Internet.
Altro dato a cui prestare attenzione è l’età delle potenziali vittime circa il 7% dei bambini tra 11 e 13 anni è risultato vittima di prepotenze tramite cellulare o Internet una o più volte al mese, mentre la quota scende al 5,2% tra i ragazzi da 14 a 17 anni.
Strategie e strumenti di intervento
Il fenomeno del bullismo rappresenta un problema che ha ricevuto sempre più attenzione negli ultimi anni da parte del contesto educativo. Ad esempio diverse sono le iniziative che intendono aiutare i genitori a riconoscere i campanelli di allarme, oppure aiutare gli insegnanti ad individuare le strategie per poter intervenire tempestivamente.
Diverse esperienze realizzate a scuola intendono lavorare in un’ottica di prevenzione concentrandosi sullo sviluppo dei comportamenti prosociali così da dotare bambini e ragazzi di anticorpi emotivi e cognitivi per fronteggiare eventuali episodi o per promuovere comportamenti di collaborazione e di rispetto all’interno delle relazioni tra i banchi di scuola.
Parallelamente a questo tipo di azioni è sempre utile avere in mente che in alcune situazioni, quando si deve intervenire sulle conseguenze del bullismo sulle persone coinvolte, l’intervento necessario è anche di tipo riparativo per permettere il recupero di un positivo adattamento del ragazzo/a.
Sappiamo che gli effetti si protraggono nel tempo e che in alcune circostanze comportano dei rischi evolutivi e questo accomuna sia chi agisce sia chi subisce forme di prepotenze.
È senza dubbio importante cogliere tempestivamente i segnali di malessere e rinunciare al pensiero che il tempo sistemerà ogni cosa. I dati clinici infatti sembrano delineare una tendenza opposta a questo pensiero che da una parte ha anche una funzione rassicurante ma dall’altra rischia di minimizzare l’impatto emotivo di questa esperienza.
È importante che i genitori si orientino verso un intervento psicologico di supporto nel momento stesso in cui scuola e famiglia definiscono quanto sta accadendo come una forma di bullismo.
Pensando alla vittima, invito a prestare attenzione alla presenza di sintomi fisici (mal di pancia, mal di stomaco, mal di testa) comportamenti di graduale ritiro e isolamento , un sonno disturbato magari con la presenza di incubi, stati ansiosi, problemi di concentrazione e di apprendimento un calo nel rendimento scolastico, riluttanza nell’andare a scuola, disinvestimento nelle attività scolastiche, svalutazione della propria identità, scarsa autostima.
Spesso anche i genitori hanno bisogno di capire come comportarsi per aiutare il proprio figlio/a ad affrontare questo evento.
Il fenomeno del bullismo e del cyberbullismo si possono a buon diritto considerare una forma di esperienza traumatica proprio per gli effetti pervasivi che questa esperienza può avere sui ragazzi sia guardando il punto di vista di chi subisce ma anche di chi agisce o dei compagni che assistono a volte rimanendo bloccati in un vissuto di impotenza e di rassegnazione.
Un lavoro di cura efficace potrebbe includere anche interventi per sviluppare o rafforzare quelle competenze sociali e relazionali che permettono ai ragazzi un buon adattamento al contesto sociale, imparando a rapportarsi con fiducia agli altri e a se stessi come ad esempio comunicare efficacemente, riconoscere e regolare le proprie emozioni, conoscere e controllare le fonti di tensione.