Provare ansia è di per sé un’esperienza normale e naturale che rappresenta la risposta a una minaccia futura che la nostra mente è in grado di anticipare.
Spesso quando ci sentiamo ansiosi ci si accorge di essere, contemporaneamente anche tesi e vigili a livello corporeo e mentale.
La tensione muscolare e la vigilanza sono stati funzionali perché ci mettono nella condizione di essere preparati ad affrontare qualcosa che potrebbe accadere e che per noi rappresenta un pericolo.
Entro certi limiti, la preoccupazione che si prova di fronte a eventi stressanti, non è necessariamente negativa, perché, nella giusta misura, rappresenta il modo più efficace per essere più pronti ad affrontare la o le situazioni specifiche che generano preoccupazione e paura.
Quando, però, la risposta ansiosa è eccessiva può condizionare molte aree della nostra vita e in questo caso diventa una risposta non funzionale perché le reazioni a pensieri, sentimenti e situazioni spiacevoli appaiono più estremi.
Una strategia inefficace utilizzata per affrontare questa esperienza disturbante è l’evitamento. Si evitano i fattori scatenanti e inizialmente questa strategia sembra funzionare, in realtà, sul lungo periodo, rinforza la preoccupazione per le situazioni che abbiamo cercato di allontanare o rimuovere.
I disturbi d’ansia
I disturbi d’ansia sono diversi e differenti così come il tipo di intervento utile per la loro risoluzione. Lo strumento che classifica questo tipo di problematiche è il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, conosciuto come DSM-5 ad opera della American Psychiatric Association (APA) e disponibile anche nella traduzione italiana.
Vediamo quali sono i disturbi d’ansia più comuni.
Disturbo d’ansia da separazione
Si tratta del disturbo d’ansia più diffuso prima dei 12 anni e si caratterizza per la difficoltà del bambino (o di un adulto) di allontanarsi dalla casa o dalle figure affettive di riferimento. Per coloro che soffrono di questo disturbo, ogni situazione che presuppone l’allontanamento dai genitori, il partner, la propria abitazione ecc ecc. genera uno stato di ansia e timore che arrivano ad avere effetti importanti sulla vita di tutti i giorni.
Fobie specifiche
Si usa questo termine per indicare l’istintiva reazione di fuga, assolutamente spropositata rispetto al contesto di una persona quando posta in specifiche situazioni (contatto con un animale, un oggetto, una situazione ecc). Pensiamo ad esempio, alla fobia per i ragni – aracnofobia, oppure alla paura degli spazi chiusi – claustrofobia.
Il disturbo di panico
Secondo la definizione del DSM 5, il disturbo di panico si riferisce a ricorrenti attacchi di panico inaspettati.
Il disturbo d’ansia sociale
Scaturisce da quelle situazioni in cui in un rapporto con il mondo esterno ci troviamo in situazioni che potrebbero esporci al giudizio altrui (recitare, danzare, intervenire durante un dibattito, sostenere un esame ecc). La fobia sociale è una condizione che può interferire con le relazioni, le prestazioni scolastiche e la vita lavorativa.
Gli approcci terapeutici ai disturbi d’ansia
Vista la peculiarità e le differenze attraverso cui un disturbo d’ansia si declina nel quadro clinico di un paziente, molteplici sono le proposte d’intervento che andranno valutate insieme dopo il confronto con il terapeuta.
Esistono però, tra gli obiettivi del lavoro psicoterapeutico, degli elementi chiave che accomunano questi interventi:
- Dare significato all’esperienza che genera ansia, cogliendo i legami che si sono strutturati tra emozioni, sensazioni e pensieri.
- Imparare a riconoscere i fattori scatenanti, apprendendo delle tecniche utili a modulare le reazioni e lavorare sui pensieri allarmati che sono collegati alle esperienze disturbanti.