L’adozione per il bambino, rappresenta da un punto di vista psicologico, l’occasione per costruire dei legami affettivi in grado di offrire protezione e cure adeguate ai propri bisogni.
La storia che precede l’adozione del bambino, spesso è caratterizzata da importanti interruzioni di legami affettivi fondamentali. Infatti, la rottura del legame originario con i genitori biologici in molti casi, porta alla conseguente cessazione di relazioni con altre figure di riferimento, come gli educatori delle comunità di accoglienza.
Le ricerche condotte nell’ambito della Teoria dell’Attaccamento, hanno evidenziato che l’adattamento positivo del bambino è determinato dalla sicurezza affettiva derivante dalla possibilità di ricevere cure adeguate. Cure impartite da una figura di attaccamento stabile, in grado di rispondere ai bisogni di rassicurazione del bambino attraverso il contatto fisico e la vicinanza.
È noto che cure affettive carenti o distorte durante l’infanzia, possono rendere l’individuo più a rischio di sviluppare forme di disadattamento e disturbi psichici. Precoci esperienze traumatizzanti possono compromettere lo sviluppo sano della persona, influenzando la regolazione dei meccanismi biologici e fisiologici della risposta allo stress.
I legami di attaccamento con i genitori adottivi permettono ai bambini di modificare positivamente la rappresentazione interiore delle relazioni. Il bambino sentendosi al sicuro potrà gradualmente superare comportamenti difensivi e protettivi scaturiti dall’esperienza di perdita di adulti di riferimento.
Alcuni ricercatori attribuiscono all’esperienza adottiva una dimensione riparativa poiché questa offre una esperienza relazionale adeguata, stabile e sicura, permettendo al bambino, nel tempo, di rielaborare la propria storia.
Accanto alle nuove esperienze relazionali con i genitori adottivi, il bambino terrà con se la memoria delle esperienze traumatiche del passato che in alcuni momenti specifici delle tappe evolutive potrebbero ri- attivarsi, risvegliando temi legati all’abbandono e alla perdita.
La persona adottata potrebbe aver bisogno di elaborare le esperienze traumatiche così da integrarle costruttivamente alla realtà presente, iniziando un processo generativo che modifichi gradualmente, la rappresentazione di sé, degli altri e del mondo, in termini di aspettative e convinzioni disfunzionali.
Il trattamento proposto in queste circostanze, pone al centro l’intervento di mentalizzazione del trauma, la possibilità di verbalizzare e avviare un processo di elaborazione per sostenere il bambino ad affrontare gradualmente vissuti di impotenza, stigmatizzazione, colpevolizzazione, vergogna.
Lo scopo è quello di ristabilire un equilibrio nella regolazione delle proprie emozioni e modificare le strategie di coping così da acquisire un senso di autoefficacia e sicurezza.
L’adozione nella adolescenza
Per comprendere meglio l’esperienza della persona adottiva in questa fase evolutiva, è utile avere in mente che l’adolescenza rappresenta un momento di passaggio dall’infanzia all’età adulta.
Questo presuppone trasformazioni a livello psicofisico e lo sviluppo di competenze evolutive fondamentali nel mondo degli adulti.
Sono 4 gli obiettivi evolutivi che paiono particolarmente complessi per la persona adottiva se si riflette sui temi connessi all’esperienza dell’adozione [1]:
- costruzione della propria d’identità
- integrazione dei cambiamenti corporei in una nuova immagine di sé
- differenziazione dai genitori
- comprensione del proprio valore
E’ utile comprendere come questi obiettivi s’intersechino con i temi che riguardano l’esperienza di adottivo e che proprio questa condizione esistenziale può rappresentare per alcune persone una difficoltà ad individuare strategie funzionali al raggiungimento degli obiettivi individuati.
Quando si parla di temi connessi all’esperienza dell’adozione, ci si riferisce in primis all’esperienza dell’abbandono e della perdita che a prescindere dalle differenti narrative delle persone, influenzerà il modo in cui saranno affrontate tutte le successive esperienze di perdita, di allontanamento, di cambiamento.
Altro tema delicato, legato alla costruzione dell’identità, è la necessità di rivisitare le relazioni con le figure di attaccamento, distanziarsene e trovare un equilibrio maturo e maggiormente consapevole tra differenziazione e identificazione.
Per la persona adottiva il processo è sicuramente più complesso perché da un lato, è impegnata psicologicamente nella costruzione di un legame positivo con i genitori adottivi ma dall’altro, è richiamato dalla spinta evolutiva, tipica dell’adolescenza, che vuole la differenziazione e la definizione della propria individualità.
Si può immaginare che per gli adolescenti adottivi sia difficile distanziarsi dalle figure di attaccamento e che questo processo risvegli una antica ferita.
Una ulteriore riflessione nell’ambito della difficile strada della definizione di sé è collegato con i casi di adozione internazionale. Le differenze somatiche e culturali contribuiscano a rendere ancor più complesso quel processo di identificazione alla base del senso di appartenenza.
Per gli adolescenti adottivi alle prese con il problema della doppia appartenenza etnica sono possibili tre strategie risolutive [2]:
- assimilazione
- dissociazione
- acculturazione
L’acculturazione sembra la modalità più funzionale per risolvere questo conflitto, poiché porta all’ integrazione tra le componenti socioculturali del paese di origine e del paese adottivo.
La ricerca delle origini e definizione dell’identità
La condizione di adottivo è uno stato esistenziale e la psicologia clinica insegna che soprattutto durante l’adolescenza, la persona avverta la necessità di formare la propria personalità attraverso una elaborazione dei legami essenziali avuti durante la prima infanzia, processo che comporta il confronto con il tema delle proprie origini, il tema della perdita e dell’abbandono.
Questo bisogno di ricerca delle origini e quindi di informazioni sui genitori biologici è avvertito in modo diverso a seconda dell’età, ponendo interrogativi vitali come: cosa è successo? Perché è andata in questo modo la mia vita? Ma in tutti questi anni a quelle persone cosa è successo?
La persona adottiva avverte la necessità di riannodare i fili del proprio passato affinché il racconto della propria storia personale crei un senso di continuità.
È importante considerare che la nostra memoria è anche ricostruttiva. Ciò implica che il presente modifica il passato e ciò rende possibile una nuova narrativa della propria biografia.
Recentemente grazie allo sviluppo e la diffusione delle tecnologie e dei social, si è osservato che la ricerca online sembra la modalità maggiormente utilizzata per recuperare informazioni sulle proprie origini.
Da una parte questa opportunità restituisce alla persona un senso di autodeterminazione per la possibilità di condurre la ricerca in autonomia.
Dall’altra, a volte, manca un tempo di riflessione che permetta alla persona di prepararsi a ciò che scoprirà, alle conseguenze emotive delle informazioni che recupererà e a predisporre anche forme di utilizzo protettivo della rete, perché ad esempio, non sempre la persona che cerca informazioni sulla famiglia di origine, desidera anche mantenere un rapporto continuativo nel tempo.
La ricerca delle origini è una ricerca che porta con sé sentimenti ambivalenti perché il confronto, per quanto desiderato, fa anche paura e procede con la sofferenza per il conflitto di lealtà che la persona adottiva vive nei confronti della famiglia adottiva.
Questo è senza dubbio un momento molto delicato e complesso per la persona.
La persona adottiva così come la sua famiglia adottiva potrebbero valutare la necessità di rivolgersi ad uno psicologo per l’accompagnamento nel processo di elaborazione dei vissuti emotivi che sostenga la crescita della persona verso l’integrazione di aspetti conflittuali e parti di sé separate o rifiutate.
Modalità di intervento
Per sostenere i bambini e gli adolescenti adottivi e per sostenere le famiglie nel compito di cura e di sostegno, gli interventi proposti faranno riferimento a più modelli di riferimento per favorire la comprensione delle difficoltà emotive e comportamentali:
- Analisi Transazionale
- Teoria dell’Attaccamento
- I sistemi motivazionali
- La teoria polivagale per la comprensione dei meccanismi coinvolti nella risposta allo stress.
- Metodo EMDR (Desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari)
Note, riferimenti bibliografici e approfondimenti
Curare l’Adozione. Modelli di sostegno e presa in carico della crisi adottiva
a cura di Francesco Vadilonga, Cortina
La funzione genitoriale. Sviluppo e psicopatologia
a cura di Alessandra Simonelli, Cortina
Attaccamento traumatico: il ritorno alla sicurezza
A.R.Verardo
[1] L’adolescenza ferita, un modello di presa in carico delle gravi crisi adolescenziali – Bertetti Bianca; Chistolini Marco; Rangone Gloriana; Vadilonga Francesco
[2] Bambini di colore in affido e in adozione – Annamaria Dell’ Antonio